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di Giuseppe Longo
GRADO – Emozione alle stelle, ieri sera, nella Basilica di Sant’Eufemia, per la “lezione-concerto” regalata, al foltissimo pubblico (diverse centinaia di persone) che gremiva il massimo tempio isolano, dall’intramontabile Uto Ughi. Dal suo violino, un Guarneri del Gesù del 1744, sono uscite infatti sonorità preziose che hanno interpretato una delle pagine musicali più affascinanti della storia della musica: le “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi. Un’opera che il pubblico, per lo più turistico, apprezza pressoché ogni anno con altre formazioni. Ma stavolta l’intesa perfetta fra il grande Maestro e gli archi – più clavicembalo – della “Venice string orchestra”, ha assicurato quel valore aggiunto che il pubblico, numerosissimo anche sul sagrato (e chissà quanti erano collegati in streaming sul sito ChiesaGrado-Insieme), si aspettava di poter gustare. Tanta era l’attesa per l’evento che da giorni aveva fatto raggiungere il “sold out”, anche per il fatto di essere stato offerto gratuitamente grazie a una sinergia di risorse pubbliche che ogni anno riesce a fare di Grado un “faro” di musica con la M maiuscola.
Il concerto rappresentava il momento di punta della programmazione 2025 di “Musica a 4 Stelle” che ogni estate dispensa agli ospiti dell’Isola del Sole pagine di grande effetto e che si fanno ricordare a lungo, anche per il luogo che solitamente le ospita, appunto la stupenda cornice della patriarcale Sant’Eufemia, testimone di tanti secoli di storia, dalla quale ha “attinto” anche Venezia. Un evento che avrebbe sicuramente rappresentato un «privilegio unico nel panorama delle proposte dell’intera regione», aveva avuto modo di osservare il maestro Giorgio Tortora, “anima” del Festival nelle anticipazioni della serata, anche pensando quanto avrebbe offerto quell'”ambasciatore italiano di cultura” che è Uto Ughi, «instancabile comunicatore a difesa della musica». Perché la musica non va solo ascoltata, ma anche capita, come nel caso delle Stagioni vivaldiane, che lo stesso inossidabile protagonista ha definito uno dei primissimi esempi di «musica figurativa», in grado cioè di descrivere con grande efficacia i paesaggi e le loro presenze.
E proprio con questi intendimenti, volti a far capire esattamente cosa si ascoltava cogliendone tutte le sfumature, ecco che il concerto di Uto Ughi si è trasformato appunto in una “lezione”, durante la quale il Maestro s’interrompeva, assieme agli archi che lo accompagnavano, per spiegare quanto il “prete rosso” volesse spiegare con le sue note meravigliose. Vivaldi aveva infatti tratto ispirazione dalla realtà, quando passeggiando in campagna aveva annotato il fascino del mondo vegetale e animale che si risveglia in Primavera, tra i canti degli uccellini, per arrivare all’irrompere dell’Estate con il caldo, l’esplosione della natura, ma anche l’arrivo di violenti temporali con le nubi minacciose che si rincorrono nel cielo. Per poi arrivare all’Autunno, alla festa dei raccolti, ai canti in allegria dei contadini, alle foglie che cominciano a cadere, cedendo poi il passo all’Inverno. Una stagione uggiosa che a Vivaldi evidentemente non piaceva – ha osservato Uto Ughi – visti i toni “graffianti” usati per descrivere gli agenti atmosferici più dispettosi.
«Emettendo questi suoni – ha detto il celebre violinista – non è che noi esecutori sbagliamo, interpretiamo male, ma è esattamente quello che l’autore ha voluto esprimere». Toni alti, sublimi, dunque. Quelli che «ci aiutano a elevare lo spirito», aveva sottolineato monsignor Paolo Nutarelli, portando il saluto della Chiesa gradese alla folta platea, dopo una breve presentazione della serata e dei suoi interpreti da parte di Leonardo Tognon, che ha fatto riferimento anche alle origini istriane di Uto Ughi – è nato 81 anni fa a Busto Arsizio, in Lombardia, ma il padre proveniva da Pirano, la città di Giuseppe Tartini – e alla sua precocissima predisposizione per la musica. Quella che lo ha portato a calcare con successo i palcoscenici di tutto il mondo. E ora anche quello di Grado, appunto nella straordinaria cornice della Basilica voluta dal patriarca Elia, tanto che il sindaco Giuseppe Corbatto ha voluto omaggiarlo con una raffigurazione del “Castrum gradense”, ovvero l’antico borgo fortificato. E Uto Ughi ha ringraziato con un bis facendo un “salto” di qualche secolo. Con “Oblivion” di Astor Piazzolla ha, infatti, voluto esprimere tutta la sua ammirazione per l’affetto dimostratogli dall’Isola del Sole. Quel sole stesso che brilla e riscalda, con lunghi raggi infuocati, anche nell’Estate di Antonio Vivaldi.
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In copertina, Uto Ughi ringrazia il sindaco Giuseppe Corbatto per il dono ricevuto; all’interno, il Maestro durante il concerto applaudito da un pubblico foltissimo; monsignor Paolo Nutarelli e Leonardo Tognon, infine Giorgio Tortora, direttore artistico di Musica a 4 Stelle.

